Il nostro lavoro si iscrive nel dominio della didattica delle lingue straniere e ha per oggetto la costruzione della didattica della cultura entro la disciplina di Lingua e cultura cinese, nella scuola secondaria di secondo grado italiana. Facendo appello ad alcuni strumenti tratti dall’epistemologia della scienza di Thomas Kuhn, e a recenti studi di Joël Bellassen e Zhang Ying sullo sviluppo dell’insegnamento del cinese in Francia, integrati con la nozione di trasposizione didattica – ovvero quel dispositivo elaborato da Yves Chevallard nel 1985 per l’adattamento e la riformulazione del sapere scientifico nella Scuola – esso descrive le condizioni dell’insegnamento del cinese nella scuola secondaria italiana, inquadrando specificatamente lo stato di sviluppo dell’insegnamento della cultura. Quello che si osserva a proposito della didattica della cultura è che si è giunti a un certo grado di avanzamento per quanto riguarda gli oggetti da insegnare (i contenuti disciplinari), ma si è ancora in una fase iniziale di riflessione su come rendere tali oggetti insegnabili. Questa condizione è amplificata dall’influenza sul percorso di conoscenza della rappresentazione di distanza culturale associata alla cultura cinese in Italia.
Partendo da queste osservazioni sullo stato di avanzamento nel processo di trasposizione didattica e sulla rappresentazione di distanza che viene facilmente associata alla cultura cinese in Italia, lo scopo del nostro studio è proporre degli strumenti per lo sviluppo della didattica della cultura cinese. Ispirandoci al dispositivo di adattamento di Chevallard e alle riflessioni di Geneviève Zarate sulla didattica della cultura straniera in chiave interculturale (1993), utile alla gestione della distanza culturale, i parametri che proponiamo riguardano diversi aspetti. Innanzitutto è rilevante il modo in cui selezionare, ordinare e mettere in relazione i contenuti disciplinari; in secondo luogo come integrare la didattica della lingua e quella didattica della cultura; in terzo luogo come proporre descrizioni della cultura cinese che riescano a problematizzare i fenomeni, anziché ridurli, come ad esempio la questione della convivenza di visioni culturali condivise ascrivibili alla tradizione con forme di omologazione culturale. Il principio che sottende alla definizione di tali strumenti è evitare quei meccanismi che amplificano la percezione di distanza culturale. Tali meccanismi hanno a che fare con i modelli di trasmissione del sapere: proporre i contenuti culturali secondo una prospettiva enciclopedica, generalizzante, esotista o edulcorata comporta un aumento di questo senso di lontananza. Analogamente avviene quando l’insegnamento di tali contenuti culturali è esercitato in modo dissociato da quelli linguistici. Viceversa, una prospettiva che metta in relazione i fenomeni, rifugga dalla fascinazione dell’esotismo, offra descrizioni che aiutano il discente a riconoscere le posizioni dell’autore e a prendere la parola esprimendo le proprie posizioni, può giovare alla negoziazione della distanza culturale e permettere un apprendimento significativo e utile a gestire interazioni in presenza nel futuro. Infine, un’attenzione costante all’integrazione di contenuti linguistici nella didattica della cultura e di contenuti culturali nell’insegnamento della lingua, è un fattore ugualmente determinante per rendere vivo e accessibile il fenomeno della lingua-cultura cinese nell’immaginario dell’apprendente.
